Contrasto azzardato? Studiato o creato ad hoc? Tutti abbiamo un oggetto o un capo d’abbigliamento”antico” classico: vediamo di capire insieme il suo valore fuori dal suo tempo.
Ho avuto la fortuna di crescere con attorno il bello: non solo i posti, ma anche le persone. La casa della mia famiglia ha sempre avuto elementi di buon gusto, sia nell’arredo sia nella decorazione, e non potevo che venire fuori anche io attenta al dettaglio. Mia mamma, poi, è una interior designer mancata e sono abbastanza certa che sia sua (bonaria) responsabilità se io oggi vivo nella costante ricerca di una elegante equilibrio tra l’antico e il moderno.
Chiaro è che forse io e mio marito abbiamo elevato ancora di più questo atteggiamento di ricerca, visto che è nostra abitudine scovare antiquari e cercare di allenare l’occhio a quell’antico di valore o che può riacquisire una vita.
Questa tendenza di cui adesso ho accennato nell’arredo, si applica in realtà un po’ a tutto. I social sono invasi dalla retorica del così detto old money e sorge spontaneo chiedersi se si tratti dell’ennesima moda o di un buon gusto che, fortunatamente, incontra anche gli sguardi del più giovani.
Checché se ne dica, nell’era dell’intelligenza artificiale – che non disdegno, sia chiaro – io sono un’affascinata fan del classico senza tempo e, come me, pare che tanti apprezzino l’appeal del timeless classique.
Bianchi tailleur, tweed, perle, tappeti, statuette che sia nell’arredo e i suoi complementi o nell’outfit, questa elegante inclinazione indica una ricercatezza che si esprime e trova forma nell’estetica del classico e – a volerla intendere come autentica – più che una moda è un’attitudine.
Classico d’autore
Il vero classico lo si riconosce perché è costante, attraversa i trend sfilando orgogliosamente e la modernità, in fondo, si inchina di fronte al classico, ne prende spunto, cerca di accostarsi risaltando anche un po’ datato. Esempio ne sono i grandi brand – anche e soprattutto del design – che osano abbinamenti che strizzano l’occhio ad una chicca del passato, oppure l’abbigliamento e i le mode dei bijoux che fanno voli assurdi e poi ritornano; ne sono infine esempio le grandi ville e palazzi nobiliari – e in Italia ne abbiamo molti – meravigliosamente ridefiniti nel pieno rispetto e risalto della loro antichità (di pavimenti, affreschi, arredi e tappezzeria) e arricchiti con elementi di design moderno.
Anche se il classico e il moderno, per loro natura, fanno già molto chiaro è che il buon gusto è qui chiamato a svolgere il suo mestiere: la lettura e rilettura dell’antico, così come la sua esaltazione, infatti, cosa facile non sono. Si tratta di una certosina commistione di generosa “natura” – che classico è, che strumenti ho per capire il tipo di potenziale – e buon gusto, per l’appunto. Il risultato, in ogni caso, è un “pezzo” unico, uno stile unico che altro uguale non ha.
L’idea di una ripresa del passato da personalizzare, adattare e accostare al nuovo o alla modernità abbraccia anche un attuale questione, quella della sostenibilità e del fast su cui vi sarebbe molto da dire e su cui, di fatto, – e per fortuna – molto viene detto; mi limito solo ad un breve cenno considerata la pertinenza.
La macchina del rinnovo, ben tenuto s’intenda, non fa bene solo agli occhi e all’espressione della creatività di ognuno ma incoraggia anche un riuso sostenibile non solo di capi d’abbigliamento o di accessori (cercate e spulciate su Vinted, di recente ho acquistato un carrè Mantero in limited edition delizioso) ma anche oggetti: largo spazio a fiere, mercatini e antiquari – mi raccomando esperti – come, ad esempio, il nostro di fiducia Dequ.art su IG.
Quel che resta di quel passato, un ricordo, un oggetto, un mobile, uno stile, un capo vintage sarà sempre decontestualizzato rispetto alla sua origine, troverà una nuova collocazione, un nuovo corpo, un nuovo paesaggio da guardare di certo poco familiare. Sta a noi fare il resto.
Ed ecco che il classico si presta con audacia a rivivere senza tempo, a cambiare partner, ad adattarsi senza perdere mai la sua autenticità e questo conferma l’indiscusso ruolo di maestro, in tutti i campi, del passato.
