Ecco, proprio quello.
Non vi piace, certo, l’avete trovato tutto meno che commovente; noioso forse, verboso, patetico o chissà cosa, e avete attribuito ciò alla scusa con cui solitamente si giustifica il fastidio verso i Promessi Sposi fatto leggere in età scolastica: che è difficile, che i ragazzi ancora sono troppo giovani per capirlo, che quando saranno più grandi lo apprezzeranno di più.
Permettimi di dirti che non sono d’accordo, caro lettore.
Prova ad immaginare che, piuttosto di un “addio” in partenza su una barca, contemplando il luccichìo notturno dei paesini che si specchiano placidamente sul lago di Como, Lucia Mondella avesse detto “addio” ad un paese improvvisamente raso al suolo, ridotto in macerie fumanti, grondante di morte e di corpi mutilati, in cui non sopravvive non il luogo, bensì il ricordo di quel conforto visivo, spirituale, dato dai posti consueti.
Prova ad immaginare se questo accadesse nel tuo posto del cuore: il tuo luogo abituale di vacanza, la tua casa o il tuo quartiere, quello in cui, già solo tornando dopo il lavoro, ti rassereni perché sa di casa, e che improvvisamente viene spazzato via per sempre, distrutto, rovinato fin dalle fondamenta; non è che non puoi tornarci, semplicemente non esiste più. Come se una bomba fosse scoppiata non sul quartiere, ma nella tua anima.
Immagina se l’addio monti non lo leggessi tu, giovane adolescente benestante europeo, ma lo leggesse un bambino di Gaza.
Ti accorgeresti che lo apprezzerebbe, giovane e immaturo per quanto possa essere.
Quello che sta accadendo a Gaza non lo possiamo capire con i nostri strumenti culturali perché un orrore del genere non è roba da dotti, ma da esseri umani.
Parlare dunque di quanto sta accadendo (almeno parlarne!) non è una scelta, non è un vezzo da intellettuale. E’ un dovere civico, una responsabilità umana e un conto in sospeso con la storia. Che ricade sulle coscienze di tutti. Se lo ignori, sei parte di tutto ciò.
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato
(G. Ungaretti, San Martino del Carso)
F.C.